436.
Lashon Har’a. לשון הרע Lashon
HaR’a (letteralmente lingua cattiva) consiste nel raccontare qualcosa di
negativo sul prossimo, anche se vero. (Chafetz Chajim Regola 1:1)
437.
Motzì Shem R’a. Nel caso in cui ciò che si racconta di
negativo non sia completamente vero, ma ci sia anche solo qualche piccola
imprecisione o bugia, che fa sembrare la parte negativa maggiore di quello che
è, si trasgredisce un ulteriore divieto. Il divieto di מוציא שם רע Motzì Shem R’a
(letteralmente: che tira fuori un nome cattivo). Il divieto di Motzì Shem R’a
chiaramente è più grave del divieto di Lashon HaR’a. (Chafetz Chajim Lashon
HaR’a Regola 1:1)
438.
Avaq Lashon HaR’a.
Avaq Lashon HaR’a si traduce letteralmente come “polvere di Lashon HaR’a
(maldicenza)”. Ossia si tratta di un discorso che non è propriamente Lashon
HaR’a, ma che la sottintende in qualche modo. (cfr. Chafetz Chajim Lashon HaR’a 9:1) Solitamente si tratta di qualcosa che può essere interpretato o in modo
positivo, ossia in una forma in cui non si tratta di una critica, oppure in
modo negativo, quindi come critica.
439. Rekhilut. Chi va a
raccontare i fatti altrui, anche se non negativi, trasgredisce il divieto di רכילות
Rekhilut ~
Spettegolare. Persino
se il soggetto del racconto non avrebbe contraddetto il racconto.
(cfr. Chafetz Chajim Rekhilut Regola 1:2)
La gravità del divieto.
440. Lo Telekh Rakhil
Be’ammekha. Chi racconta Lashon HaR’à o reçhilut ~ pettegolezzi –
trasgredisce il divieto di (Vayqrà 19, 16) “Lo Telekh Rakhil Be’ammekha” ~ “Non andare
spettegolando nel tuo popolo”, e molti altri divieti e precetti da osservare
espliciti nella Toràh, che trovate nell'introduzione del testo Chafetz Chajim.
(Chafetz Chajim Lashon HaR’a 1:1-2, Rekhilut 1:1)
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